“Ci è voluta una sentenza della Corte Costituzionale, il più alto organo giuridico del nostro paese, per confermare finalmente quello che era sotto gli occhi di tutti, ovvero una palese violazione dei diritti umani fondamentali di tutti e tutte. Una forma di discriminazione che le donne migranti richiedenti asilo sperimentavano con ancora maggiore sofferenza se subivano violenza”, afferma Antonella Veltri, presidente di D.i.Re – Donne in rete contro la violenza, commentando la sentenza che ieri ha stabilito l’incostituzionalità della norma che preclude l’iscrizione anagrafica delle persone richiedenti asilo, introdotta con il primo “Decreto sicurezza”, legge 113/2018, che viola l’articolo 3 della Costituzione.
“Nei centri antiviolenza D.i.Re le donne sono accolte senza distinzione di nazionalità o di status giuridico, ma la mancanza di un documento di residenza regolare era di fatto un ostacolo nell’accesso alle case rifugio nelle situazioni di emergenza”, spiegano Elena Cirelli e Rebecca Germano, coordinatrici del progetto Leaving violence. Living safe realizzato da D.i.Re in partnership con UNHCR proprio per facilitare l’accesso delle donne migranti richiedenti asilo e rifugiate ai centri antiviolenza, “e soprattutto ostacola la costruzione della loro piena autonomia attraverso il lavoro, un contratto di affitto, l’indipendenza economica che sono imprescindibili nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza”.
“Nel Position Paper ‘Il cambiamento che vogliamo. Proposte femministe a 25 anni da Pechino’, che abbiamo presentato proprio ieri”, sottolinea Veltri “chiediamo di rendere effettiva l’applicazione degli articoli 18 e 18bis, che consentono alle donne di fuoriuscire dalla tratta e da relazioni violente, senza condizionalità, ovvero senza subordinare percorsi sociali e un permesso di soggiorno autonomo alla denuncia di trafficanti o partner maltrattanti”.
“Bene dunque questa sentenza”, conclude Veltri. “Ora aspettiamo con urgenza i suoi effetti e speriamo che il processo di revisione dei Decreti Sicurezza su cui è impegnato il governo attuale risolva tutte le criticità, comprese quelle segnalate dal GREVIO rispetto alle disposizioni della Convenzione di Istanbul per quanto riguarda donne migranti richiedenti asilo e rifugiate”.